Food Social Impact: il settore agroalimentare tra sostenibilità, costi nascosti e innovazione, nel post a cura di Nuove Comunicazioni
Sommario
- 1 Food Social Impact: il settore agroalimentare tra sostenibilità, costi nascosti e innovazione, nel post a cura di Nuove Comunicazioni
- 2 Le priorità ambientali: energia, acqua e emissioni
- 3 Nutrizione e salute: i costi sanitari legati al cibo
- 4 Le criticità sociali lungo la filiera
- 5 Il ruolo centrale della finanza nella transizione sostenibile
- 6 Il packaging sostenibile: un alleato della transizione
- 7 L’efficienza energetica come motore di crescita
Il settore agroalimentare italiano si mostra fiducioso nel proprio percorso verso la sostenibilità. Secondo un sondaggio condotto dal Gruppo Food sulla sua business community – composta da oltre 18.500 imprese dell’industria alimentare e della GDO – oltre l’84% dei rispondenti ritiene possibile ridurre in modo concreto l’impronta ambientale entro i prossimi cinque anni. Una valutazione positiva che rappresenta un segnale forte di ottimismo e consapevolezza, nonostante le sfide complesse che la filiera è chiamata ad affrontare.
I risultati di questa indagine sono stati presentati il 16 settembre durante Food Social Impact, l’evento annuale promosso da Gruppo Food con il titolo: “True food cost accounting: misurare l’impatto per governare il cambiamento nella filiera agroalimentare”.
Nasce l’Indice di Impatto Socio-Ambientale della Filiera Agroalimentare (ISFA)
Uno dei momenti più rilevanti dell’evento è stata la presentazione in anteprima del nuovo Indice di Impatto Socio-Ambientale della Filiera Agroalimentare (ISFA), realizzato da Up2You, società benefit e B Corp attiva nella sostenibilità, su incarico del Gruppo Food.
Si tratta del primo indicatore italiano pensato per valutare in maniera sistemica i “costi nascosti” del cibo, ovvero quelli che non emergono nei prezzi finali ma hanno effetti ambientali, sanitari e sociali di grande rilievo.
“Ogni alimento ha un prezzo reale più alto di quello pagato alla cassa. La differenza, oggi, la stiamo pagando come collettività e in parte la pagheranno le generazioni future. Rendere visibili questi costi nascosti significa fornire al settore agroalimentare – e alla politica – gli strumenti per trasformare il problema in opportunità” – dichiara Alessandro Broglia, Chief Sustainability Officer di Up2You.
Le priorità ambientali: energia, acqua e emissioni
Il sondaggio ha individuato i consumi energetici (53%) e idrici (42%) come le principali fonti di impatto ambientale non considerate nel prezzo finale del cibo. Seguono le emissioni di gas serra (35%) e la gestione dei rifiuti (27%). Più marginale l’uso del suolo (7%).
Il comparto “carne e salumi” è stato riconosciuto dal 93% del campione come il più impattante a livello ambientale, seguito da surgelati (40%) e latticini (24%).
Nutrizione e salute: i costi sanitari legati al cibo
Anche gli aspetti nutrizionali sono stati approfonditi: il 64% degli intervistati ritiene che i costi sanitari derivanti da diete scorrette – come obesità, diabete o malattie cardiovascolari – dovrebbero essere inclusi nel prezzo dei prodotti. La qualità del cibo, secondo gli esperti, si costruisce a monte della filiera: produzione agricola e allevamento (78%), trasformazione industriale (56%) sono le leve più incisive, mentre distribuzione e consumo sono considerate meno rilevanti.
Il sondaggio ha esplorato anche i “costi umani” nascosti lungo la catena agroalimentare. I principali sono:
- Condizioni di lavoro precarie o sfruttamento (62%)
- Bassa redditività per i produttori agricoli (53%)
- Disuguaglianze nell’accesso a cibo sano e nutriente (42%)
Ancora una volta, “carne e salumi” (71,1%) e ortofrutta (68,9%) sono viste come le filiere con maggiori criticità sociali.
Il ruolo centrale della finanza nella transizione sostenibile
Durante il Food Social Impact si è discusso anche del ruolo degli istituti di credito nella promozione di pratiche più responsabili. La finanza sostenibile è chiamata a essere un motore di cambiamento, in grado di fornire strumenti per misurare, valutare e incentivare investimenti sostenibili.
“Il successo della transizione delle imprese dipenderà dalla loro capacità di integrare la sostenibilità nel modello di business: ciò significa che la responsabilità ambientale, e non, diventa un imperativo per crescita e accesso ai mercati. E, per molte, la sostenibilità è una realtà più che mai attuale”, ha dichiarato Mariaelena Gasparroni, Responsabile Corporate Banking di BNL BNP Paribas.
“Guardando nello specifico al settore agricolo e all’industria alimentare va evidenziata una sempre maggiore consapevolezza della dipendenza dalla biodiversità e l’esigenza di una corretta gestione delle risorse idriche”, ha spiegato Alessio Ancillao, responsabile Green Desk BNL BNP Paribas. “In questo complesso scenario, gli istituti bancari sono chiamati a diventare dei fattori abilitanti”.
Il packaging sostenibile: un alleato della transizione
Grande attenzione anche al packaging come leva per ridurre l’impatto ambientale. Davide Forlini di SIG ha illustrato soluzioni innovative nel settore degli imballaggi alimentari.
“Il packaging può rappresentare un elemento strategico per contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale […] SIG compie un ulteriore passo avanti con il lancio della nuova confezione SIG Terra Alu-free + Full barrier: una struttura semplificata, priva di strato di alluminio, che garantisce stessa protezione e shelf-life del prodotto assicurando una sostanziale riduzione delle emissioni”.
L’efficienza energetica come motore di crescita
Anche l’energia è stata al centro del dibattito, con l’intervento di Fabio Tentori, CEO di Geoside.
“Il nostro obiettivo è affiancare le imprese agroalimentari nel trasformare l’efficienza energetica in un motore di crescita e innovazione […] I dati lo dimostrano: un impianto fotovoltaico ben dimensionato può coprire dal 30% al 70% del fabbisogno energetico, con risparmi fino a 200 euro per ogni MWh autoconsumato”.