Nel 2025 parlare di innovazione non basta più. Se oltre il 70% delle PMI italiane adotta almeno una tecnologia digitale (dati ISTAT), non significa che sia pronta al cambiamento. Spesso si tratta di scelte tattiche, non strategiche: strumenti digitali introdotti per obbligo più che per visione, con il rischio di processi inefficienti e competenze inadeguate.
Secondo il Future of Jobs Report del World Economic Forum, entro il 2030 il 39% delle competenze lavorative sarà trasformato. Ma trasformarsi davvero significa andare oltre il CRM o l’ultima piattaforma in cloud: serve un mindset capace di connettere tecnologia, pensiero critico e relazioni umane.
In questo spazio culturale si inserisce Flowerista, ecosistema fondato da Sara Malaguti per aiutare le organizzazioni a dare senso al cambiamento, prima ancora che adottare strumenti. Un progetto che unisce ricerca, formazione e creatività per accompagnare imprese e team verso un futuro più consapevole e sistemico.
“Vogliamo rendere l’intelligenza artificiale uno strumento consapevole di trasformazione, non un simbolo vuoto di innovazione. Per farlo servono nuovi immaginari, visioni condivise e una cultura del lavoro fondata su collaborazione e pensiero critico”, afferma Sara Malaguti.
Non basta aggiornare gli strumenti, bisogna cambiare lo sguardo.
Flowerista lavora con realtà italiane e internazionali di medie e grandi dimensioni, offrendo consulenza strategica, trend analysis, progettazione culturale e uno dei suoi asset più innovativi: il game-based learning, esperienze di gioco su misura per sviluppare nei team pensiero critico, collaborazione e visione d’insieme.
L’obiettivo non è solo formare o “vendere meglio”, ma rendere coerenti visione, obiettivi e posizionamento in un mondo del lavoro che cambia profondamente. Ogni progetto parte dall’analisi del contesto e si sviluppa con strumenti capaci di unire cultura, immaginazione e tecnologia.
Dall’impresa all’impatto sociale: la gamification incontra il terzo settore
Nei prossimi mesi, Flowerista investirà nello sviluppo di serious game personalizzabili, portando la gamification anche nel mondo delle ONG, fondazioni e organizzazioni culturali, dove l’innovazione può generare cambiamenti ancora più profondi.
“Crediamo che la gamification sia molto più di una tecnica: è un modo per creare connessioni, attivare immaginazione e generare cambiamento. Vogliamo portarla dove oggi non c’è ancora, per farla incontrare con mondi nuovi e aprire spazi inaspettati di apprendimento e innovazione”, conclude Malaguti.
Il futuro del lavoro si costruisce così: con visione, consapevolezza e cultura.